Tutto quello che sappiamo sul Deposito Nucleare Nazionale
Il 05 gennaio 2021 viene desecretata la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee della Sogin, la mappa dei siti candidati ad ospitare il nuovo e unico Deposito Nazionale rifiuti radioattivi. Siamo così venuti a conoscenza dei luoghi tra i quali individuare dove realizzare il sito nazionale unico per i rifiuti radioattivi.
Ben 17 ricadono nei territori di Puglia e Basilicata!
Con la pubblicazione della Sogin dei siti che potrebbero ospitare i rifiuti radioattivi di bassa, media (ma anche alta) pericolosità, era logico aspettarsi la reazione delle popolazioni coinvolte nella mappatura e dei loro rappresentanti politici, locali e non.
Ovviamente, tutti i cittadini, organizzati e non, sono stati allarmati dalla possibilità di un deposito di scorie nucleari nelle vicinanze. Tutte le forze politiche mostrano la propria contrarietà (anche quelle storicamente a favore delle centrali nucleari). Raccolta firme e polemiche sorgono spontanee, anche a giusta ragione.
Cerchiamo però di fare chiarezza, smontando qualche falsa credenza che ha circolato in rete da subito:
⚛️ Sono state individuate 67 “aree potenzialmente idonee”, ma solo una sarà la sede del deposito.
⚛️ I rifiuti che rimarrano per sempre nel deposito sono materiali a media e bassa attività:
☢️reagenti farmaceutici,
☢️mezzi radiodiagnostici degli ospedali (come la risonanza magnetica nucleare),
☢️terapie nucleari,
☢️radiografie industriali,
☢️guanti e le tute dei tecnici ospedalieri,
☢️controlli micrometrici di spessore delle laminazioni siderurgiche,
☢️marker biochimici,
☢️biomarcatori,
☢️parafulmini,
☢️rilevatori di fumo lampeggianti, ecc.
⚛️ Contrariamente a quanto pensavamo all’inizio, i rifiuti radioattivi provengono ANCHE da centrali nucleari dismesse che dovrebbero essere sotterrati nel deposito temporaneamente e poi spostati in un sito europeo, chissà quando.
⚛️ In questo caso, non è giustificato il vittimismo tipico meridionale in quanto i 12 siti con la candidatura più forte per ospitare il deposito sono nelle province di Alessandria, Torino e Viterbo e i centri che attualmente detengono provvisoriamente le scorie sono nella maggioranza in Norditalia.
⚛️ La mappa in questione doveva essere redatta già dal 2003, ma solo il 2010 si comincia a porre le basi, viene ultimata nel 2015 ma mantenuta in forma segreta. Da allora L’Europa ha più volte invitato i governi italiani che si sono succeduti, a procedere con la pubblicazione, ma finora nessuno di questi si è preso mai la responsabilità di adempiere in tal senso, per non sollevare le inevitabili polemiche. Finalmente il 30 dicembre 2020 il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare rilasciano il nulla osta alla Sogin per la pubblicazione sul sito depositonazionale.it della CNAPI.
Al di là di esagerazioni e facili allarmismi, alla luce dei criteri di selezione del sito per la costruzione del suddetto deposito (che non rappresenta certamente un surplus ambientale e turistico per il territorio interessato), riteniamo che i luoghi individuati in Puglia e Basilicata non possano essere considerati aree idonee per la vicinanza a zone sismiche e per via del criterio di approfondimento n.11 previsto dall’ente di controllo ISIN nella Guida Tecnica n.29 secondo gli standard dell’International Atomic Energy Agency che eviterebbe collocazione in presenza di «produzioni agricole di particolare qualità e tipicità e luoghi di interesse archeologico e storico».
Unica nota positiva è che i siti individuati NON ricadono all’interno del Parco nazionale dell’Alta Murgia, come si evince dalla mappa ufficiale della Sogin.
Depositi tattici nucleari
Abbiamo l’onore di conoscere, anche se virtualmente, il prof. Sergio Manera, fisico ed esperto di radioprotezione. Lavora presso Università degli studi di Pavia – Laboratorio Energia Nucleare Applicata. Specialista in trattamento di rifiuti radioattivi e bonifiche ambientali.
Ha proposto lui stesso di incontrarci e non abbiamo esitato ad accettare tale preziosa opportunità in più occasioni.
In merito alla tipologia di rifiuto radioattivo destinato allo stoccaggio presso il Deposito Nazionale, Manera ci ha riferito che, sebbene il deposito che verrà edificato sia superficiale – e quindi destinato allo stoccaggio di rifiuti di attività medio/bassa – verranno collocati, per un tempo non determinato, anche rifiuti radioattivi di alta attività (contrariamente a quello che si leggeva in varie pubblicazioni, anche illustri) in attesa che vengano stoccati in un ipotetico DEPOSITO GEOLOGICO europeo, ancora in fase di individuazione. Sulla realizzazione del quale il fisico nucleare è abbastanza scettico: la difficoltà, oltre alla individuazione del territorio idoneo, sta nell’accettazione da parte della popolazione ospitante.
Permangono alcuni interrogativi legittimi:
Sarà garantita un'attività di controllo e monitoraggio sulla messa in sicurezza di questi siti, al fine di non mettere a rischio l'incolumità e la salute di chi ci lavora e degli abitanti delle zone limitrofe? Saranno istituite riunioni periodiche tra l'amministrazione del comune designato, le associazioni e/o comitati ambientalisti ed esponenti della Sogin, al fine di porre al corrente i cittadini sulla corretta gestione del deposito?
Tutti i paesi europei hanno già provveduto alla realizzazione del sito nazionale per i rifiuti radioattivi, all’infuori di Italia, Croazia e Austria. Ad ottobre 2020 la Commissione Europea ha intimato tale realizzazione mettendo così l’Italia sotto procedura d’infrazione, per cui saremo tenuti a pagare la penale appena ci verrà notificata.
I costi non si esauriscono con questa procedura, perché da anni, parte dei nostri rifiuti radioattivi, quelli con la radioattività alta, sono stati trasferiti nelle due nazioni che hanno i siti più attivi in Europa: SELLAFIELD in Gran Bretagna e LA HAGUE in Francia; sono lì per il riprocessamento e dovranno rientrare entro il 2025 e si vanno ad aggiungere ai rifiuti radioattivi attualmente in Italia. Questo ovviamente ha un costo che grava sulla nazione in modo considerevole.
La realizzazione del sito in Italia ha una nota positiva rispetto a quelli realizzati nelle altre nazioni: ad esso verrà associato un Parco Tecnologico per attività di ricerca e di sviluppo su smantellamento delle installazioni nucleari, gestione dei rifiuti radioattivi, radioprotezione e salvaguardia ambientale.
Ciò comporterà anche la realizzazione di posti di lavoro ma, per l’alta specializzazione richiesta e per gli investimenti che ci saranno, sarà difficile che la società incaricata non impieghi professionisti propri provenienti da chissà dove.
Il professor Manera ci ha anche parlato del deposito di Statte di cui si è occupato a livello professionale: una situazione paradossale che approfondiamo in un altro articolo.
Deposito Nucleare Nazionale in Puglia e Lucania? Assolutamente meglio di no!
Attraverso il portale web dedicato al progetto del deposito nazionale, apprendiamo della possibilità da parte di portatori di interesse, tra cui organizzazioni ambientali vicine ai territori coperti dalla CNAPI, di presentare osservazioni tecniche. Si apre un periodo i confronto pubblico che dapprima sarebbe durato 60 giorni, poi prorogato fino al 5 Luglio.
Noi ci interessiamo subito alla questione, parlandone sui social, scrivendo comunicati stampa, informandoci presso esperti del settore nucleare e assistito a discussioni pubbliche.
Pensiamo fermamente che i territori pugliesi e lucani non siano adatti ad ospitare il deposito in questione, per le caratteristiche culturali, turistiche, agro-alimentari, ricchi come sono di biodiversità, archeologia, tipicità, ecoturismo.
Ci uniamo così a quanti manifestano il dissenso in maniera univoca e ragionata verso l’inserimento dei territori nei pressi di Altamura, Gravina, Laterza, Matera e Potenza tra i siti possibili per i giusti motivi.
Inizialmente abbiamo pensato anche di partecipare alla consultazione presentando nostre osservazioni contrarie all’eventualità della costruzione del deposito nei territori al confine tra Puglia e Basilicata. Abbiamo anche redatto un documento con considerazioni tecniche, ma non lo abbiamo più presentato in quanto abbiamo appreso che le stesse nostre idee erano ben rappresentate da altri stakeholder territorialmente più competenti rispetto ad un comitato con sede a Bitonto.
Per cui per non creare sovrapposizione e lungi da noi la volontà di sfruttare l’occasione per ricevere visibilità, ci siamo ritirati dal dibattito pubblico, sapendo che i territori interessati sono ben rappresentati.
La fase di consultazione pubblica prosegue con un Seminario Nazionale coi vari stakeholder e successivamente la Sogin elabora la proposta di una Carta Nazionale Aree Idonee con un numero ristretto di siti più idonei e la trasmette al Ministero dello Sviluppo Economico. Dopo varie consultazioni con ISIN e altri ministeri la CNAI verrà pubblicata invitando gli Enti locali dei territori interessati ad “esprimere manifestazioni di interesse, volontarie e non vincolanti, per proseguire nel percorso partecipato di localizzazione del Deposito“.