Il comitato Ambiente è Vita (AèV) non si è mai sottratto al confronto con le sfide del nostro tempo. La transizione energetica è una di queste, fondamentale, necessaria. Ma quando la nobile causa dell’energia pulita si scontra con la miopia urbanistica e la spregiudicatezza di chi vede nel territorio solo un’opportunità di profitto, allora il dibattito si fa pungente. Bitonto, terra di ulivi e di identità salda, si trova ancora una volta al centro di un paradosso: l’assalto delle fonti rinnovabili a un paesaggio che meriterebbe ben altra tutela.
Nel contesto della necessaria evoluzione verso le energie rinnovabili, il comitato si trova oggi a esaminare progetti che, se da un lato rispondono a esigenze energetiche, dall’altro possono generare impatti significativi sul paesaggio e sulla vocazione storica del territorio.
Analizziamo, con accuratezza e coerenza, gli impianti che stanno ridisegnando (o deturpando) il nostro orizzonte.
1. Il “Vento del Cambiamento”: I Progetti Eolici
Non è solo il sole a far gola al nostro territorio. Il vento, o presunto tale, è stato il motore di altre iniziative. Tre sono gli impianti che hanno ricevuto attenzione pubblica finora: il “Parco eolico Palo del colle-Bitonto” della società GREEN ENERGY DEVELOPMENT S.R.L., l’Impianto eolico della società MAXIMA RW2 S.R.L., e il Progetto di un impianto eolico denominato “Bitonto Palombaio” della società ZINENERGY S.r.l..
Per i progetti di Green Energy Development e Zinenergy, AèV ha presentato osservazioni formali nell’ambito del procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA).
Le nostre osservazioni complete sono consultabili sulla piattaforma del MASE, attraverso i seguenti link:
Impianto Green Energy
Impianto Zinenergy
Il nostro intento? Mettere in discussione la sostenibilità tecnica ed economica di questi colossi. Non è una questione di partito preso, ma di dati: la ventosità della zona, a nostro avviso, potrebbe non essere sufficiente e costante nel tempo per garantire l’efficienza e la redditività attese. In altre parole: siamo sicuri che investire in pale eoliche in determinate aree non sia un esercizio più di fede che di fisica, con il rischio di deturpare il paesaggio per un beneficio energetico marginale?

Altri progetti eolici sono stati proposti per il nostro territorio. Non sappiamo se presenteremo osservazioni anche per essi, è da valutare incidenza di tali contributi nel processo autorizzativo. Permane l’interrogativo sulla reale motivazione dietro la costruzione di tali impianti in aree dove la ventosità non appare ottimale: è la produzione energetica efficace o l’accesso a consistenti contributi pubblici a guidare le scelte?
2. Il sole brucia gli ulivi: Impianto Fotovoltaico “Pozzo delle Grue”
Ma la vera epopea, quella che più sta scuotendo le coscienze (seppur tardivamente), è la vicenda dell’impianto fotovoltaico in località “Pozzo delle Grue”, autorizzato dalla Regione Puglia con Determinazione Dirigenziale n. 146 del 15 giugno 2023.
La cronistoria completa del procedimento autorizzativo è disponibile qui.
2.1 Il Grande Espianto
L’impianto, con una potenza di 11,9712 MWe, ha dato il via a una narrazione complessa. Sebbene la determina autorizzativa non parli esplicitamente di espianto di ulivi, la realtà sul campo, e le notizie di cronaca, hanno ben presto chiarito la situazione.

La documentazione fornita e le comunicazioni del proponente, GDR Solare S.r.l., rivelano che il terreno interessato ospitava circa 2.100 piante di olivo di varietà Coratina e Cima di Bitonto, nessuna delle quali monumentale. Altri riferimenti indicano 1.600 ulivi, probabilmente quelli direttamente coinvolti nella movimentazione.
Il destino di queste piante? Secondo la “Relazione sugli interventi di mitigazione e/o compensazione degli impatti ambientali“, “la maggior parte delle piante presenti versa in pessime condizioni e non sono di pregio”, descrivendo le rimanenti come in “pessimo stato vegetativo” o “stato di degrado”. Le poche in “buone condizioni” sarebbero state reimpiantate altrove, con tanto di “pratiche agronomiche specifiche per garantire l’attecchimento” e dichiarazione di disponibilità della proprietaria. La maggioranza, invece, quella “in pessimo stato”, sarebbe stata semplicemente sostituita da “altrettante piante giovani”, anch’esse da collocare altrove.
Il Comune di Bitonto ha accolto positivamente questa soluzione, considerandola un “recupero dell’area”. La società si è riservata di comunicare il numero effettivo delle piante reimpiantate e sostituite e le nuove particelle interessate ad ultimazione dei lavori.
E qui si inserisce il nostro interrogativo: su quali basi tecniche è stata stabilita la condizione di “deperimento” di questi alberi?. È stata prodotta una relazione agronomica, redatta da un perito di parte terza o da un agronomo della società, che certifichi in modo oggettivo questo stato di degrado?
A completare il quadro, la ditta proponente si impegna a impiantare 2400 ulivi “resistenti alla Xylella”. Promessa nobile, se non fosse che dietro questa “resistenza” si nasconde spesso l’utilizzo di cultivar intensive come la “Favolosa”, tipiche dell’agricoltura industriale e ben lontane dalle varietà autoctone che da secoli caratterizzano la qualità e la cultura del nostro olio bitontino. Abbiamo già discusso ampiamente di questo in passato, ad esempio al convegno co-organizzato a Bitetto “XYLELLA E DISSECCAMENTO. Scenari e tesi a confronto” del 6 aprile 2019.
2.2 Zona ASI: Limbo urbanistico che fa gola ai proponenti
Il punto focale, e forse il più aberrante, è la localizzazione dell’impianto in una zona ASI (Area di Sviluppo Industriale).
Nonostante la zona sia formalmente ASI, è a tutti gli effetti un’area utilizzata dall’agricoltura, coltivata ad ulivi. Per decenni, questa enorme “zona di sviluppo industriale” è rimasta un miraggio, un vincolo per gli agricoltori che vi operano, senza mai concretizzarsi in un polo industriale. Un limbo, una terra di nessuno urbanistica: né pienamente agricola, né pienamente industriale. Nonostante l’utilizzo effettivo per scopi agricoli, i proprietari di tali aree sono da anni gravati dal pagamento dell’IMU secondo la classificazione urbanistica di zona industriale, una tassazione che non si applicherebbe ai terreni a vocazione puramente agricola.
Il Decreto Agricoltura 2024 (D.L. 63/2024, convertito con Legge 101/2024), pur limitando in linea di principio il fotovoltaico a terra in aree agricole, prevede un’eccezione esplicita. L’Articolo 5, comma 1, lettera b), con la specifica aggiunta del comma 8, lettera c-ter, numero 2, sancisce che il divieto non si applica a: “…le aree interne agli impianti industriali e agli stabilimenti, nonché le aree classificate agricole racchiuse in un perimetro i cui punti distino non più di 500 metri dal medesimo impianto o stabilimento“.

La nostra “zona ASI” è, per legge, “area idonea ex lege”. L’impianto fotovoltaico, per il legislatore, ha la stessa valenza di un capannone industriale. Questo significa che, dal punto di vista meramente legale del Decreto Agricoltura, l’installazione è consentita e lo saranno tutti gli impianti futuri vicini a un qualsiasi insediamento produttivo, di cui alcuni avremo presto notizie.
La battaglia non si può combattere sulla sua illegalità, ma, ove possibile, sulla sua manifesta inopportunità e sulla profonda contraddizione tra una normativa miope e la vocazione del territorio.
2.3 Impianto a Terra: Il sopralluogo di AèV
La coerenza tra le dichiarazioni progettuali e la loro attuazione è un elemento chiave per valutare la trasparenza di un’operazione. La società GDR Solare, nella sua Relazione R11, aveva ddichiarato solennemente che nella fascia di rispetto stradale prospiciente la strada vicinale “San Martino”, larga 20 metri, sarebbero state “salvaguardate tutte le piante di olivo attualmente esistenti al fine di mitigare l’impatto visivo“. Un sopralluogo effettuato dal Comitato AèV a fine Maggio 2025 ha, tuttavia, attestato che non ci sono più alberi su quel perimetro dell’impianto. Spariti.
Non solo. La stessa relazione riportava l’intenzione di posizionare una siepe di Photinia (o similare), alta 2,00-2,50 m, lungo tutta la recinzione periferica dell’impianto. Ancora una volta, il nostro sopralluogo al 24 maggio 2025 non ha rilevato alcuna siepe presente. Probabilmente le opere dell’impianto non sono ancora completate, ma ci aspettavamo di vedere tutt’intorno, piccole pianticelle di siepi.

Sebbene il Comitato AèV non ritenga che l’impianto debba essere nascosto, la mancata attuazione di quanto esplicitamente menzionato nella relazione solleva interrogativi sulla completezza delle mitigazioni promesse.
È opportuno riconoscere che, al contrario, la recinzione del parco fotovoltaico è stata realizzata sollevandola di almeno 20 cm da terra, come dichiarato, per favorire il passaggio della fauna selvatica.


2.4 Trasparenza e coinvolgimento del territorio
L’Amministrazione Comunale di Bitonto, come evidenziato nella sua nota del 10 maggio 2025, ha avuto un ruolo circoscritto al proprio “unico atto politico di competenza” nel marzo 2023, relativo all’accordo di Convenzione. Questo indica che la sua facoltà di intervento sull’autorizzazione dell’impianto era limitata, date le competenze regionali e la classificazione ASI dell’area.
Ma la tempistica della conoscenza pubblica dell’impianto è stata oggetto di discussione. Si evidenzia il mancata coinvolgimento da parte dell’amministrazione locale nel processo decisionale o informativo relativo all’impianto. Le associazioni del territorio e la cittadinanza hanno avuto conoscenza pubblica dell’impianto solo a Maggio 2025, a seguito della segnalazione della Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) di Bitonto. In relazione a ciò, il Comitato AèV ha richiesto un incontro con il Sindaco per ottenere chiarimenti sulla vicenda.
Si osserva, inoltre, come possa apparire singolare che la stessa CIA di Bitonto, composta da numerosi coltivatori con terre anche prossime all’impianto, abbia appreso dell’insediamento solo a marzo 2025, leggendo della convenzione sulle compensazioni.
3. Cosa chiede AèV per il futuro di Bitonto
La nostra non è una crociata contro le energie rinnovabili. È una battaglia per l’intelligenza nella pianificazione e per il rispetto del territorio. Ecco i punti cardine della nostra richiesta:
- Qualità e smaltimento dei Pannelli: Non basta produrre energia pulita, bisogna farlo in modo pulito. Verificare che tipo di pannelli saranno utilizzati, evitando quelli di vecchia concezione che presto diventeranno un oneroso rifiuto speciale. Il costo ambientale non può essere solo spostato nel tempo.
- La necessità di una visione Regionale: La Regione Puglia ha il potere di stabilire con una legge specifica le zone idonee agli impianti, superando le ambiguità di classificazioni urbanistiche obsolete come la nostra zona ASI. Senza questo, il rischio è che il nostro paesaggio di ulivi si trasformi in un deserto di cemento e pannelli, guidato dalla speculazione e non da una visione strategica.
- Il pianto per l’espianto: Il sacrificio degli ulivi, anche se non secolari, altera profondamente l’identità paesaggistica e culturale della nostra terra. Non è una battaglia politica di parte, ma una questione di buon senso. La polemica, a volte, è tardiva e strumentale, ma il valore intrinseco del nostro patrimonio agricolo non può essere svalutato.
- Il Paradigma della percezione: Spesso, la discussione sul valore del nostro patrimonio agricolo è distorta. L’opposizione agli impianti sarebbe probabilmente meno forte se negli stessi luoghi fosse stato trovato qualche minerale prezioso o addirittura il petrolio?
- Energie Rinnovabili SÌ, ma con giudizio: Riconosciamo la forte domanda di energia alternativa da parte delle grandi industrie. Sappiamo che questi impianti richiedono grandi estensioni e difficilmente possono essere sostituiti da pannelli su tetti o capannoni. Ma è per questo che la soluzione non è nel massacro del territorio, ma in una pianificazione territoriale che indirizzi questi impianti in aree realmente idonee e non in zone agricole mascherate da “industriali”. Per i cittadini, la soluzione non è nella speculazione sui campi, ma nell’unirsi in Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), un concetto di cui si parla ancora troppo poco.
Vogliamo un futuro Sostenibile e Credibile
Il Comitato Ambiente è Vita continuerà a monitorare, analizzare e denunciare. Non accettiamo compromessi sulla trasparenza e sul rispetto degli impegni. La questione del Fotovoltaico fra gli uliveti è un esempio lampante di come una transizione energetica mal gestita possa diventare un boomerang per il territorio.